Ho sempre creduto che fosse sbagliato forzare le cose, in qualunque ambito della vita.
Mi piace la naturalezza, amo la semplicità, apprezzo il fluire delle cose. Eppure più mi guardo intorno e più mi accorgo di numerose, innaturali forzature presenti ovunque intorno a me: nella società, nella civiltà, nei rapporti tra le persone e tra le persone ed il mondo.
Chi lo dice che le esperienze debbano essere per tutti simili? Perché ad un certo punto dobbiamo sentirci quasi in dovere di fare qualcosa o di comportarci in un certo modo? Chi detta le tempistiche della nostra vita?
E' davvero così difficile comportarsi in modo diverso da quello che è considerato il "senso comune"?
Ho sempre pensato che le persone davvero interessanti fossero quelle dotate del coraggio di mettere in discussione le cose, senza clamori, quasi in silenzio; un silenzio energico e deciso, capace di far parlare di sé più dell'acceso clamore.
Persone che cercano una strada alternativa, un diverso punto di vista e che non desiderano ambire al titolo di verità assoluta ma semplicemente a quello di possibilità concreta, riconosciuta e rispettata in quanto tale.
Possibilità di essere, possibilità di pensare, credere e cambiare.
Una montagna può essere guardata in tanti modi diversi: può essere salita, può essere discesa, può essere vissuta o anche solo osservata come qualcosa di intoccabile.
Da lontano sembra sempre la stessa montagna, ma da vicino svela le proprie infinite possibilità.
Noi siamo un po' come le montagne, nascondiamo molte possibilità ma troppo spesso ci limitiamo a poche di esse. Il nostro senso comune ci racchiude in una gabbia invisibile capace di imprigionare la nostra voglia di cambiare ed esplorare, sbagliare e riprovare.
Forse tutto si limita a questo esplorare, sbagliare e riprovare; esplorare, sbagliare e riprovare...